Educatori

PUNTI DI FORZA DEL METODO EDUCATIVO

I punti di forza sono i tre aspetti fondamentali attorno ai quali ruota tutto il progetto adolescenti, ma anche ogni cammino educativo che si rispetti. Si tratta di intraprendere alcune direzioni fondamentali (fondamenta di una architettura di pastorale giovanile) che richiedono tempo, impegno e fatica.

  1. Lavorare in equipe: il gruppo educatori. La prima scelta di fondo riguardo gli educatori: essi sono accompagnati a lavorare in equipe grazie alla cura e l'attenzione del coordinatore della pastorale giovanile della UP. Proprio le UP aiutano ad uscire dalla visione romantica, ma un po' ristretta, dell'educatore solitario. Imparare a lavorare come gruppo significa mettere al centro il cammino dei ragazzi attraverso le diverse visioni di ciascuno. Significa anche misurarsi su dinamiche relazionali fatte di confronto, ascolto, dialogo, costruzione comune: non possiamo chiedere ai ragazzi di essere comunità e crescere nella fraternità, se gli educatori non sono disposti a fare lo stesso fra loro. Il gruppo educatori deve diventare il cuore, la regia, il centro laboratoriale, la casa dove l'educatore ha il suo riferimento primo. In questa dinamica comunitaria il cammino educativo lo fanno per primi gli educatori stessi, imparando a essere una piccola Chiesa, dove attraverso il confronto, la preghiera comune, la correzione fraterna, le domande reciproche, la condivisione, cresce il senso della fede. Se il gruppo educatori riesce a vivere un serio cammino di comunione e di fede, questo si riflette inevitabilmente sui ragazzi, anche in modo implicito.

  2. Progettare l'itinerario di lungo periodo. Bene è pensarsi dentro ad un tempo lungo una decina di anni (dai preadolescenti ai giovani). Ogni passaggio deve avere delle sue tappe e obiettivi, modulando con gradualità tempi, esperienze forti (estive, invernali, annuali che possono diventare tradizione che genera attesa nei ragazzi) ed educazione alla preghiera attraverso un percorso tarato sulla fase di ogni età. Sapere la meta e le tappe già dei prossimi anni sono una trasparenza che dobbiamo a noi, ai ragazzi e ai genitori: più chiarezza nei confronti dei giovanissimi e delle famiglie, più consapevolezza del gruppo educatori, che dovrebbe così avere sempre più chiara la meta finale di ogni cammino educativo.

  3. Saper narrare la Buona Notizia su Gesù: il linguaggio simbolico-narrativo. Educare è fare entrare dentro a significati nuovi dell'esistenza. In questo acquista valore l'incontro con Gesù: l'annuncio pasquale, e con esso tutte le pagine della sua vita e della storia della salvezza, illuminano di senso nuovo gli appuntamenti della nostra vita. L'educatore deve mettersi in gioco per primo, raccontando la propria esperienza di fede (con l'esempio e con le parole), sapendo individuare dove ha incontrato e vissuto la Buona Notizia e trovando racconti di santi e testimoni che mostrino il "di più" di Dio nella realtà. Occorre tornare urgentemente, sia nei modi che nei contenuti, ad essere evangelizzatori esperti, attraverso la propria vita, così come coerentemente lo è stato Gesù stesso.


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