Alla ricerca delle Fedi - impressioni di un campeggio

Buona domenica a tutti!

Vi regaliamo questo articolo che parla del campeggio di Gavassa passato fra le montagne di Montemiscoso dal 7 al 14 luglio. Si tratta di una rilettura dell'esperienza dal punto di vista di Federico, uno degli educatori, che dipinge qualche traiettoria di ciò che ha vissuto sulla sua pelle. Buona lettura e meditazione.

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Nella settimana appena trascorsa tra i verdi prati di Montemiscoso, io avevo il compito di filmare tramite una piccola videocamera sulla mia testa le azioni salienti dei giochi quotidiani, trasferirle su un computer ed elaborarne il contenuto al fine di creare un “filmino del giorno”, da inserire nella rassegna serale curata dai ragazzi sotto la mia supervisione e quella del nostro regista-sceneggiatore-scenografo-costumista.
Questo momento, il Giornalino per chi non masticasse la  terminologia oratoriale, è una delle dinamiche in cui i ragazzi, pirati in questa edizione del Campeggio™ divisi in squadre (ciurme) alla ricerca di due  fedi matrimoniali, hanno la possibilità di esprimersi e creare insieme un “sugo della giornata”, in questo sugo ci sono tutti gli ingredienti delle ore appena vissute: tra riflessioni con i nostri educatori sui temi quotidiani, giochi al cardiopalma con prove sorprendenti e Servizi da fare tutti assieme, come una grande famiglia cristiana.
Questo momento sopraggiungeva dopo le ultime attività serali, appena prima del “Prima che la luce finisca…” dell’inno di Compieta che accompagnava gli ultimi momenti di una giornata piena, che si chiudeva sotto un cielo limpido ammantato da stelle che non si vedono quasi mai, in un silenzio che non si sente quasi mai. In questa gravida quiete montana accarezzata dal respiro del Ventasso si può udire il futuro che sboccia e una comunità che si forma, lo si può udire e l’ho udito insieme ai mie compagni di viaggio educatori, che ringrazio e per cui ringrazio, che hanno reso questa settimana un autentico momento forte. Questo corposo silenzio però non bisogna lasciarlo ammuffire relegato nel cuore di chi lo ha vissuto ma seguendo l’insegnamento di chi per primo mise i bambini al centro, va trasmesso e testimoniato, affinché da una ristretta esperienza ne possa scaturire una molteplice, da una smorfia indifferente, tanto presente al giorno d’oggi, a un sorriso aperto ad un futuro possibile.
E credo sia questo ciò che meglio rappresenti il campeggio parrocchiale: un sorriso condiviso, che parte ogni anno dalla prima riunione alla ricerca del tema per l’anno successivo, passa per gli innumerevoli incontri di scelta e preparazione della settimana, si manifesta in quei pochi giorni immersi nella natura sui visi dei vostri parrocchiani più piccoli e giunge sulle facce stanche di noi educatori appena prima di coricarci la sera del rientro.
Ecco con queste mie parole vorrei provare a lasciarvi ciò: un sorriso, nient’altro, un sorriso, a volte stanco, a volte malfermo per le mille cose da fare, a volte accennato per la difficoltà nel trovare nuove persone che ci aiutino, ma sempre presente e pronto ad aprirsi alle nuove sfide che gli capitano.

Federico Manzotti
educatore

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