Relazioni, lo stile del regno

Con i ragazzi del 2004-2005 ovvero coloro che stanno frequentando la III media e la I superiore, nella prima parte dell'anno abbiamo affrontato il tema delle relazioni. Parlare di relazione è parlare di vita, di ogni vita perché ciascuno è in continuo rapporto con altri, con se e con Dio. Perché parlare di relazioni in un percorso che accompagna la fede degli adolescenti? 

Ci sono varie ragioni. La prima, e il Natale ce lo ricorda bene, Dio ha scelto di incarnarsi, di accorciare le distanze una volta per tutte, e dunque di vivere di relazioni calde e accoglienti. Gesù infatti si può dire che nel suo ministero annunci il Vangelo in opere, in parole e in relazioni. Ha scelto di nascere e vivere la sua infanzia e adolescenza in casa, in famiglia, imparando cosa significa prendersi cura dei cari e la responsabilità del lavoro. Molte parabole le avrà immaginate ripensando a casa sua, a cosa faceva Maria mentre cucinava, quando rimetteva a posto le cose; a Giuseppe, al suo modo i svolgere il proprio mestiere che poi imparò di conseguenza anche Gesù stesso. Questo è un mestiere particolare: non un semplice falegname ma un carpentiere, uomo dalla sapienza umana che sapeva dare buoni consigli perché parecchio in ascolto de
lle esigenze concrete delle persone. Uomo che entrava nelle abitazioni degli altri e a cui venivano confidate anche alcune fragilità che vi si trovavano. Gesù va a scuola di queste relazioni a Nazaret. Sceglie di fare il master in quotidianità. Infatti i Vangeli dicono pochissimo dell'adolescenza di Gesù proprio perché è talmente ordinaria, talmente come la mia, la tua, che non c'è nulla da raccontare: tocca a te essere presente alla tua quotidianità per far emergere quella sua.

In un secondo momento Gesù sceglie di uscire dal contesto famigliare per entrare in un'altra famiglia. Infatti, forse non tutti sanno che subito dopo aver ricevuto il battesimo di Giovanni, Gesù sceglie di entrare a far parte della comunità del Battista fondata sul digiuno e la preghiera. Qui impara la fraternità, allarga la tenda del suo cuore per vivere una ferialità fatta di persone che non si è scelto ma che il Padre gli ha donato accanto. 

Andando avanti Gesù esce dalla comunità di Giovanni per costituirne una lui, diversa da tutte le altre, in cui è il Maestro che sceglie i suoi apostoli e non viceversa, una comunità fondata non pià su criteri umani ma sulla relazione Dio, fatta di ogni specie di uomo e donna. Anche il suo annuncio prende dei connotati tutti suoi: mentre, infatti, il Battista proclamava la conversione dei peccati, il Signore annuncia un giudizio dilazionato e una presenza del Regno già in mezzo a noi.
Nelle sue ultime ore il messia sceglie di viverle con i discepoli e nel cenacolo si dona come pane e vino. Il significato di questi due elementi associati al corpo e al sangue per un ebreo del tempo si poteva tradurre così: ciò che salva è il libero dono di sé a Dio e ai fratelli.

Infine, l'incontro col Risorto è modello del rapporto fra rivelazione di Dio e risposta di fede dell’uomo. Nei racconti di apparizione infatti c'è sempre un copione fatto di tre passaggi:
1. Gesù compare di sua iniziativa (presenza esterna al soggetto)
2. Riconoscimento progressivo dei discepoli (relazione con Lui)
3. Conferimento di una missione (andare verso gli altri)

Educare i ragazzi a vivere relazioni sotto l'esempio di Cristo è evangelizzarli nel loro quotidiano, infatti più imitiamo Dio e più diventiamo umani, nel profondo. 

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